domenica 4 maggio 2014

INTERVISTA A SOFIA DOMINO

Cari lettori, ecco la mia intervista alla giovane e brava autrice emergente Sofia Domino, il suo primo  romanzo Quando dal cielo cadevano le stelle è stato recensito da me in questo blog pochi giorni fa. Se volete saperne di più su di lei, visitate il suo sito personale http://sofiadominolibri.blogspot.it/ . Vi ricordo inoltre che l'ebook è acquistabile e scaricabile QUI. Vi lascio all'intervista e vi auguro buona lettura!

Ciao Sofia, benvenuta nel mio blog e grazie per avermi concesso di intervistarti. Quando e come nasce l’dea di raccontare in un libro l’Olocausto e i suoi orrori?
Grazie a te per avermi ospitato nel tuo blog, sono molto contenta di essere qui!Ho sempre voluto parlare della Shoah. Da bambina ho letto dei libri sul nazismo, e successivamente ho guardato vari film e documentari e, semplicemente, non potevo rimanere indifferente davanti a tutti quegli orrori. 
L’occasione per scrivere della Shoah, per me, è arrivata con “Quando dal cielo cadevano le stelle”. Ricordo ancora che vidi un volantino di uno spettacolo teatrale intitolato “I bambini della Shoah” e sentii un qualcosa dentro, come un richiamo, e capii che era arrivato il momento di mettere su carta una storia sul nazismo. 
Che cosa voleva dire essere ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale? 
Che cosa significava essere costretti a perdere tutti e tutto? Che cosa significava essere obbligati a nascondersi in un rifugio e a essere tagliati fuori dal mondo? 
Durante la stesura del mio romanzo sono rimasta colpita da tutte le foto che ho visto per la documentazione: la guerra, i bombardamenti, le casacche a strisce, centinaia di scarpe dei prigionieri di Auschwitz gettate a casaccio l’una sull’altra… 
Ricordo ancora quando lessi che i prigionieri dei vari campi di concentramento, il giorno della liberazione, nonostante la paura, l’incredulità, la tristezza e la gioia, chiedevano ai liberatori solo una cosa: “Non dimenticate, non dimenticateci”. 
Sfortunatamente, ai giorni nostri non si parla ancora moltissimo della Shoah (se non durante Il Giorno della Memoria) e conosco persone che non sanno come si scrive Auschwitz oppure che non sanno chi sia Anna Frank. Ecco perché adesso mi sento un po’ responsabile per i sogni di tutti quei deportati che hanno visto la loro vita spegnersi dietro il filo spinato dei lager nazisti. Sono qui a parlare della Shoah affinché nessuno dimentichi, affinché la forza e la positività di ragazzine come Lia possa aiutare la gente a guardare la vita da un altro punto di vista e affinché tali atrocità non si ripetano.

La scelta di ambientare la vicenda proprio a Roma e non in Germania, almeno per la parte iniziale del romanzo,  è stata casuale o frutto di un’intenzione ben precisa?
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho steso numerosi appunti e devo ammettere che all’inizio non sapevo con certezza dove avrei ambientato il romanzo. 
Io però sono italiana, e quindi volevo dare voce agli ebrei della mia nazione e ho pensato a Roma, non solo perché è la capitale dell’Italia, ma anche perché sapevo che trovare appunti sulla Seconda Guerra Mondiale a Roma, e sul nazismo, sarebbe stato molto più facile. Inoltre, in questo modo ho potuto scrivere di numerose vicende storiche avvenute proprio a Roma. 
Ho potuto mostrare la speranza del popolo romano che, essendo Roma “città santa”, credeva che non sarebbe mai stata bombardata, ho potuto mostrare l’ordine da parte dei tedeschi di ricevere 50 chili d’oro in 36 ore, la bontà di numerosi monaci romani che accolsero gli ebrei in fuga nei loro monasteri e, naturalmente, ho potuto parlare del 16 ottobre 1943, giorno in cui la Gestapo rastrellò il ghetto ebraico di Roma. In questo modo, ho potuto mostrare la deportazione di Lia e della sua famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz.

Ti sei ispirata a vicende realmente accadute e a personaggi realmente esistiti per il tuo romanzo?
Come ho accennato, prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho letto numerose testimonianze e ho svolto molte ricerche. 
Lia e gli altri personaggi sono frutto della mia immaginazione, ma per quanto riguarda Lia ho cercato di far avvicinare il più possibile la sua mentalità a quella dei bambini – ragazzini che hanno vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Solo con la stesura del testo, però, ho conosciuto meglio Lia, la sua allegria e la sua positività. Per quanto riguarda le vicende storiche che si susseguono nel mio romanzo, sono realmente accadute, dalla più piccola alla più grande. 
Le vicende che, invece, includono i rapporti tra Lia e la sua famiglia, oppure i rapporti con i suoi amici, allora sono frutto della mia immaginazione e sono un modo per arricchire il testo, poiché “Quando dal cielo cadevano le stelle” è un romanzo e non una testimonianza.

Nel tuo romanzo descrivi molto bene gli orrori subiti dagli ebrei nei campi di concentramento. Ritieni che questo possa essere un punto a vantaggio o a svantaggio per il tuo libro, dal momento che il lettore potrebbe impressionarsi e venire dunque scoraggiato nella prosecuzione della lettura a causa di scene troppo forti? Mi riferisco soprattutto a un pubblico molto giovane.
Sicuramente per un giovane lettore affrontare certe tematiche è molto difficile, come leggere degli orrori subiti dagli ebrei nei vari campi di concentramento, ma ho scritto “Quando dal cielo cadevano le stelle” per parlare della verità, per affrontare il nostro passato e per far capire fino a quanto può spingersi la cattiveria umana. 
Se avessi trattenuto le scene nei vari lager, o se avessi sminuito le punizioni, sicuramente non avrei portato alla luce una realtà che, spesso, viene dimenticata. 
Scrivere quelle scene è stato molto profondo e doloroso, ma sapevo che in quel modo stavo davvero facendo giustizia a tutti quegli ebrei – ma non solo – che sono morti nei campi di concentramento. 
I miei lettori mi scrivono le loro impressioni sul mio romanzo, e sono toccata quando mi fanno sapere che si sono commossi, che hanno lottato e sperato con Lia durante il suo internamento nei vari campi di concentramento, oppure quando mi dicono che, nonostante le difficoltà nel leggere vari passaggi – quali le punizioni – non hanno smesso di leggere il libro perché volevano andare avanti e perché sapevano che quello che ho scritto, sfortunatamente, rispecchia la realtà. 
Una lettrice, ad esempio, mi ha fatto sapere di aver saltato alcune scene del mio romanzo, perché ritenute troppo forti, ma non ha smesso di leggerlo e ha finito “Quando dal cielo cadevano le stelle” con le lacrime che le rigavano le guance. 
Spero, dunque, che l’aver scritto la verità non sia uno svantaggio, e spero che nessun lettore smetta di leggere il mio romanzo a causa delle scene troppo forti, perché tutto quello che riporto è stato documentato, tutto quello cui ho scritto in base alle punizioni nei campi di concentramento è tragicamente vero.

Hai visitato dal vivo i campi di concentramento di cui parli nel tuo romanzo o tutto ciò che descrivi è frutto di un meticoloso lavoro di ricerca e documentazione?
Sfortunatamente non ho ancora avuto modo di visitare di persona i campi di concentramento di cui parlo nel mio romanzo. Credo che, quando mi ritroverò davanti al filo spinato di Auschwitz e guarderò le baracche e tutto il resto, sarà un’emozione indescrivibile. 
Credo che saliranno a galla così tanti pensieri, e così tante domande che non troveranno mai risposta, che non lo dimenticherò mai. E, nel mio cuore, so che il giorno in cui andrò a visitare il campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau, Lia sarà lì con me.
Non avendo ancora visto i lager di persona, prima di descriverli ho fatto lunghe ricerche. Mi sono documentata moltissimo e ricordo ancora di aver letto e riletto vari libri che includevano non solo le descrizioni dei campi di concentramento e i vari riferimenti storici, ma che includevano anche delle mappe. 
Per quanto riguarda le casacche a strisce dei prigionieri, anche quello è frutto di un lavoro di ricerca, poiché con il passare degli anni le casacche dei prigionieri nei vari campi di concentramento cambiarono. Ricordo ancora che, quando vivevo a Londra, sono andata più di una volta in visita al Museo Imperiale della Guerra, ed è una visita che consiglio a tutti perché quel museo possiede anche un’ala dedicata all’Olocausto. 
Ricostruzioni, immagini, filmati, testimonianze e una vetrata dietro la quale si trovano le divise delle SS, decine e decine di scarpe dei prigionieri e le casacche a strisce. 
Ho ancora vivida dentro di me l’immagine di quelle casacche a strisce, sporche, appese dietro quel vetro che sembravano dire così tante cose …

Lia è innamorata della vita e, se vogliamo, uno dei messaggi più forti del tuo libro è proprio quello di amare la vita nonostante tutto, perché la vita è bella. La domanda mi sorge spontanea: avrai certamente visto La vita è bella di Benigni, quanto ti ha ispirata questo film per il tuo romanzo, dal momento che hai voluto condividerne lo stesso messaggio?
Sì, Lia è innamorata della vita e credo che sia meraviglioso. 
Sono contenta, infatti, di aver scritto un romanzo sulla Shoah e sul nazismo che non parla della morte, ma che parla della vita. Vidi “La vita è bella” quando avevo circa dodici anni e ricordo molto bene quel film, ma quando ho scritto “Quando dal cielo cadevano le stelle” non mi sono ispirata a quello. 
Come ho accennato prima, solo durante lo svolgimento del testo ho imparato a conoscere meglio i miei personaggi, e prima di sedermi al computer, nonostante i vari appunti, non credevo che Lia amasse così tanto la vita. Quando “mi ha mostrato quel lato”, allora ho deciso di non fermarla, perché credo sia bellissimo amare la vita. 
Sfortunatamente, la gente tende a lamentarsi di sciocchezze o a piangersi addosso per niente, mentre una ragazzina di tredici anni, come Lia, nonostante il terrore del nazismo e nonostante la separazione dalla sua famiglia, non ha mai spesso di credere, di sperare, di sognare di riunirsi alla sua famiglia, di sognare di tornare a Roma, di sognare di essere libera. Di sognare che le stelle non cadranno più dal cielo per finire sulle casacche a strisce dei deportati nei campi di concentramento.
Concludendo, per scrivere il mio romanzo non mi sono ispirata al messaggio de “La vita è bella”, nonostante il titolo di questo film mi piaccia molto perché mostra tutta la sua positività, ma ho lasciato che fossero i miei personaggi a decidere il loro comportamento (senza eccedere, naturalmente) inoltre, leggendo la forza nelle poesie e nelle testimonianze dei bambini rinchiusi nei ghetti (come quello di Terezìn) oppure internati nei campi di concentramento, credo che ognuno dei prigionieri amasse disperatamente la vita e volesse tornare a essere libero. 
Posso quasi dire che “La vita è bella”, come dice Benigni, oppure “La vita è meravigliosa, non smettiamo mai di amarla”, come dice Lia, siano frasi che, durante il periodo del nazismo, sicuramente sono uscite spesso dalle bocche di tutti quegli ebrei che, d’improvviso, senza una valida ragione, si sono visti portare via tutto. 
Comunque, spero che le persone grazie alla positività di Lia e grazie a film come “La vita è bella”, possano apprezzare maggiormente la vita, perché è davvero meravigliosa.

Puoi anticiparci qualcosa del tuo prossimo romanzo in uscita?
Sono molto contenta che vuoi dare spazio anche al mio secondo romanzo e ti ringrazio per quest’opportunità, perché ci tengo molto. S’intitola “Come lacrime nella pioggia” e uscirà il 19 maggio. È ambientato in India, definito il Paese peggiore in cui nascere donna, e racconta la storia di due giovani amiche, una americana, Sarah, e una indiana, Asha, e della loro lotta per l’indipendenza, per avere dei diritti paritari a quelli degli uomini, per sconfiggere la corruzione e i matrimoni forzati. 
Niente, però, è mai come sembra e Sarah e Asha non sospettano che mentre loro combattono per la giustizia, gli uomini hanno pensato a un piano perfetto per distruggere ogni cosa. D’improvviso Asha scomparirà e per Sarah ritrovarla, e salvarla dal suo destino, diventerà un’ossessione.
Ho scritto “Come lacrime nella pioggia” per accendere i riflettori sulla vita delle donne in India, sulla corruzione della polizia, sulla violenza sulle donne e su promesse che non sono mai mantenute, ma anche – soprattutto - per mostrare quanto sia fondamentale combattere e non abbassare mai la testa. È soprattutto un romanzo di forza, di speranza e di amicizia, quella vera, quella pura, quella che, nonostante le differenze, non morirà mai.
“Come lacrime nella pioggia” è un romanzo, è frutto della mia immaginazione, ma tutto quello che vive Asha è stato estratto da testimonianze di donne che, sfortunatamente, hanno vissuto in prima persona quegli orrori.
Il romanzo sarà scaricabile gratuitamente a partire dal 19 maggio, per leggerlo basterà mandarmi un’email all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it, scrivendo che siete interessati a ricevere “Come lacrime nella pioggia”, e ve lo invierò immediatamente.
Ho deciso che “Come lacrime nella pioggia” sarà scaricabile gratuitamente perché in questo modo invito i lettori a donare i soldi con i quali avrebbero acquistato il romanzo ad Amnesty International, la più grande organizzazione per la difesa dei diritti umani.
Oppure, invito i lettori a firmare una petizione che ho lanciato sul sito Change.org e che ho indirizzato al governo indiano per migliorare le condizioni di vita delle donne in India. Firmare la petizione è completamente gratuito.
Per maggiori informazioni, lascio qui l’indirizzo del mio sito; http://sofiadominolibri.blogspot.it
Grazie per le bellissime domande Silvia e per avermi ospitato nel tuo blog!


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