martedì 3 giugno 2014

SECONDA INTERVISTA A REBECCA DOMINO

Salve lettori, ho intervistato nuovamente per voi Rebecca Domino, l'autrice dei romanzi "La mia amica ebrea" e "Fino all'ultimo respiro", entrambi recensiti da me nel blog. 
In quest'intervista si parlerà proprio dell'ultimo libro scritto da Rebecca, un libro che ha per protagonista una ragazza affetta da leucemia. Vorrei ricordare a tutti che "Fino all'ultimo respiro" è leggibile gratutitamente, basta mandare una email all'autrice e richiederlo (rebeccaromanzo@yahoo.it).
Vi lascio ora a questa interessantissima intervista e vi auguro, come sempre, buona lettura.


Ciao Rebecca, sono molto contenta di poterti ospitare nuovamente nel mio blog. “Fino all’ultimo respiro”è il tuo secondo romanzo e tratta un tema molto delicato. Sei sempre stata sensibile al problema degli adolescenti affetti da tumori o l’idea per questa tua storia è nata casualmente?
Ciao Silvia, grazie mille per ospitarmi di nuovo nel tuo blog, anch’io ne sono molto contenta! “Fino all’ultimo respiro” è nato per caso. Ammetto che, prima di dedicarmi alla stesura del romanzo, non mi capitava mai di pensare agli adolescenti con il cancro. 
A volte ho pensato al cancro in generale, ma sempre in maniera veloce e un po’ superficiale. A volte si dice che ci sono dei libri che leggi che ti cambiano la vita, io penso che, con “Fino all’ultimo respiro”, sia stato un libro che ho scritto a cambiarmi la vita. Prima di ogni romanzo mi documento sempre sul tema che tratterò quindi, in questo caso, ho letto e ascoltato numerose testimonianze di adolescenti e giovani adulti con il cancro e sono rimasta a bocca aperta di fronte al loro coraggio, la loro forza, il loro altruismo e il loro amore per la vita! 
Porto spesso come esempio la storia di Stephen Sutton, diciannovenne inglese con il cancro terminale che, nonostante questo, ha deciso di vivere la sua vita al meglio, godendosi ogni singolo giorno, raccogliendo oltre 4 milioni di sterline in favore di Teenage Cancer Trust e ricordando a mezzo mondo che cosa conta davvero nella vita. Stephen è morto il 14 maggio di quest’anno, dopo aver vissuto più di quanto la maggior parte della gente non farà mai.
Storie come questa mi hanno spinta ad andare avanti nella stesura del romanzo e a renderlo leggibile gratuitamente (per riceverne una copia in PDF vi basta scrivermi a: rebeccaromanzo@yahoo.it) per spronare i miei lettori a donare quello che possono a Teenage Cancer Trust, l’ente benefico inglese che dal 1990 si occupa in toto degli adolescenti con il cancro (qui potete trovare maggiori informazioni: (http://rebeccadomino.blogspot.it/p/supporta-teenage-cancer-trust.html).
Ormai so che l’argomento dei giovani e degli adolescenti con il cancro mi è rimasto dentro, proprio grazie alle storie di ragazzi e ragazze comuni, che però hanno una forza e uno spirito incrollabile. Inoltre in Italia si parla pochissimo dei giovani con il cancro, da noi non esiste un ente come Teenage Cancer Trust e, nel mio piccolo, voglio fare il possibile per raccogliere fondi per Teenage Cancer Trust e allo stesso tempo per diffondere le storie di questi giovani, sperando di fare un po’ d’informazione sul cancro negli adolescenti e, allo stesso tempo, di regalare alle persone un’iniezione di coraggio, forza e vita.






Hai svolto numerose ricerche sulla leucemia, al fine di rendere il tuo romanzo il più realistico possibile. Ti è anche capitato di incontrare direttamente persone affette da questa malattia?
No, non ho mai incontrato adolescenti malati di leucemia o di altri tipi di cancro. Vicino a me abita una famiglia il cui bambino, qualche anno fa, ha avuto proprio la leucemia e ora è guarito, ma si tratta appunto di un bambino. 
Ho voluto raccontare del cancro negli adolescenti proprio perché il tumore arriva nelle vite di persone che si trovano già in una situazione transitoria dal punto di vista della crescita fisica, psicologica ed emotiva, persone che improvvisamente devono smettere di preoccuparsi solo dello studio o delle uscite con gli amici, e si ritrovano a dover sospendere le proprie vite, i propri progetti. 
Come ho accennato prima, quando sto per scrivere un nuovo romanzo mi documento il più possibile e con “Fino all’ultimo respiro” non ho fatto eccezione. 
Non c’e’ un motivo particolare per cui ho scelto la leucemia piuttosto che un altro tipo di cancro per Coleen e, appunto, ho cercato di rendere il tutto il più realista possibile, non solo i sintomi e i trattamenti ma anche gli effetti collaterali della chemio e delle radiazioni, il senso di stanchezza, le infezioni e via dicendo… naturalmente, essendo un romanzo ho dovuto forzare alcuni passaggi ai fini della storia, ma non mi sarei mai permessa di scrivere di un argomento del genere inventando la malattia, la cura o le reazioni.






Quale personaggio del tuo romanzo ti rispecchia maggiormente e a quale sei più affezionata?
Sono molto affezionata a tutti i personaggi, anche a quelli secondari, come i genitori delle due ragazze o Neil, il fratello di Allyson. Direi che Allyson è il personaggio che mi rispecchia di più, nonostante caratterialmente sia molto diversa da me. 
Allyson è dolce, insicura, ha paura di crescere e di non saper vivere la sua vita al meglio. Specialmente dopo aver conosciuto Coleen, Allyson vive una sorta di “non è giusto, lei rischia di morire e saprebbe vivere, ed io posso vivere ma non so come farlo”. 
Io non sono insicura, non lo sono mai stata, ma dato che, per fortuna, non ho mai avuto il cancro, mi sento più vicina ad Allyson, che si ritrova ad affrontare la malattia di Coleen. Le due ragazze non si conoscono da tempo, Allyson non sa com’era Coleen prima della malattia e, tramite Allyson, ho dato voce ai miei dubbi, alla mia ammirazione per i giovani che lottano contro il cancro mantenendo la loro personalità e i loro sorrisi. 
Il mio personaggio preferito è proprio Coleen: tutti i personaggi nascono in maniera spontanea dentro di me e Coleen non ha fatto eccezione. Si è fatta conoscere con la sua simpatia un po’ irriverente, la sua personalità e poi io le ho aggiunto atteggiamenti, pensieri e situazioni che ho letto o sentito nelle testimonianze degli adolescenti con il cancro. Volevo che Coleen fosse il quanto più realistica possibile. 
Una volta mi è stato detto che Coleen è un personaggio poco realista perché è così ottimista; io stessa sono rimasta stupita dall’ottimismo, dalla forza, dall’altruismo e dall’amore per la vita degli adolescenti con il cancro, le loro storie – nonostante il dolore e le paure – sono inni alla vita, quindi, penso che Coleen si avvicini il quanto più possibile a quei giovani.


La storia che hai raccontato è molto forte e non può non suscitare emozioni intense in chi legge. Da scrittrice come hai vissuto, a livello di stato d’animo, la stesura del tuo romanzo?  
Ci sono state delle parti del romanzo molto dure da scrivere. Non voglio rivelare niente, ma la parte finale è stata emotivamente molto toccante da scrivere. A volte, invece, ho scritto scene allegre, normali fra Allyson e Coleen e mi capitava di dimenticare che Coleen era malata di leucemia, poi scorrevo gli appunti e vedevo che nella scena successiva era così debole da non alzarsi dal letto oppure aveva un’infezione e allora ricordavo la verità e mi sentivo proprio come Allyson, che si appiglia alla normalità, ai piccoli miglioramenti di Coleen, per cercare d’illudersi che la sua amica sia come lei. 
Sicuramente la storia raccontata è emotivamente molto toccante e scriverla è stato bellissimo e duro al tempo stesso; mi è piaciuto molto scrivere di alcuni dei pensieri di Coleen, le pagine in cui le due ragazze riflettono sul senso della vita, si chiedono cosa possa esserci dopo la morte, in cui Coleen cerca di far capire ad Allyson che non ha paura di fronte alla possibilità di morire, perché la sua paura più grande è non essere riuscita a vivere. 
Quando scrivevo il romanzo, mi sentivo molto dentro Allyson, sia perché è raccontato in prima persona dal suo punto di vista, sia perché, come me, è sana e pensa di non poter comprendere appieno Coleen. Scrivere “Fino  all’ultimo respiro” è stato sicuramente un viaggio emozionante e interessante, uno di quei viaggi che ti cambiano la vita.






Hai pubblicato due romanzi a poca distanza l’uno dall’altro. Quanto tempo dedichi giornalmente alla scrittura?
Dipende. Scrivere mi piace così tanto che è una passione cui non potrei mai rinunciare e cerco di scrivere almeno un po’ ogni giorno, anche se non sempre posso. 
Nei periodi di promozione più intensa di solito non scrivo perché devo rispondere alle domande, scrivere articoli ecc per il libro che sto promuovendo. 
Spesso scrivo romanzi che so già che non pubblicherò, li scrivo solo per me stessa. In passato ho rinunciato alla scrittura per un po’ di tempo e adesso me ne sono pentita, pertanto so che non rinuncerò più a quella che è diventata la mia unica passione.
Come mai questa volta hai deciso di rendere gratuita la fruibilità del tuo romanzo? Non hai mai pensato di proporlo alle case editrici?
Prima di documentarmi per la stesura del romanzo e di ritrovarmi a leggere e ascoltare le storie degli adolescenti con il cancro, pensavo che avrei messo il libro in vendita su Lulu, in ebook, come ho fatto con “La mia amica ebrea” (il mio romanzo d’esordio). 
Piu’ mi sono ritrovata coinvolta nel mondo degli adolescenti con il cancro, più mi sono resa conto che non avrei potuto incassare neanche un centesimo dalla vendita del libro. 
Ho deciso di renderlo leggibile gratuitamente sperando che, una volta terminata la lettura, visitato il mio sito (dove ci sono molte informazioni riguardo all’aspetto benefico del romanzo) e letto o ascoltato alcune delle storie dei giovani con il cancro, le persone doneranno quello che possono, anche solo 1 Euro, a Teenage Cancer Trust. 
Ci sarebbero tante cose da dire su quest’ente benefico che dal 1990 si occupa in toto degli adolescenti e dei giovani adulti (13-24 anni) con il cancro, brevemente vi dico che ha ventisette reparti sparsi in tutto il Regno Unito (con altri sette in progettazione), reparti che sono delle “case lontano da casa”, realizzate a misura di adolescente, con infermiere specializzate, divertimenti ecc… più che reparti d’ospedale sembrano club per incontri giovanili. 
Il punto cruciale di Teenage Cancer Trust è far si che l’adolescente con il cancro non si senta solo, ma che si confronti e faccia amicizia sia con gli altri giovani in reparto sia con i giovani con il cancro che può incontrare in altre occasioni, come durante l’evento “Find your sense of tumour”, che permette a giovani che hanno o hanno avuto un tumore di raccontarsi, confrontarsi e fare amicizia. 
Teenage Cancer Trust organizza incontri gratuiti nelle scuole per informare i giovani sul cancro, forma medici e infermiere specializzati negli adolescenti e nei giovani adulti, offre supporto ad amici e famigliari, organizza eventi per la raccolta fondi (spesso in grande e con il supporto di celebrità) e molto altro… per raccontare ancora meglio la vita degli adolescenti con il cancro, ho pensato di intervistarne alcuni e avere la loro testimonianza diretta. Una ragazza mi ha già risposto e nei prossimi giorni pubblicherò la sua intervista sul mio blog; scambiare qualche mail con giovani che hanno vissuto davvero con il cancro, che sono stati curati in uno dei reparti di Teenage Cancer Trust, leggere nelle loro parole il senso di gratitudine verso quest’ente benefico, mi ha confermato che ho preso la decisione giusta.
No, non ho mai pensato di proporre il romanzo alle case editrici, come non ho proposto loro “La mia amica ebrea”, per il semplice fatto che voglio avere il pieno controllo dei miei romanzi e della promozione. Nel caso di “Fino  all’ultimo respiro”, poi, si tratta di un argomento così delicato cui ormai mi sento molto legata, e voglio essere autonoma in tutto e per tutto.

Stai già lavorando alla stesura di un nuovo romanzo? Se sì, puoi anticiparci qualcosa?
In questo periodo non ho scritto niente proprio perché mi sono dedicata anima e corpo alla promozione di “Fino all’ultimo respiro”; adesso però ho un po’ più di tempo libero e ricomincerò a scrivere dei romanzi solo per me, perché non ho tempo per fare ricerche approfondite per un altro libro da pubblicare e, soprattutto, perché sono ancora troppo legata a “Fino all’ultimo respiro”, all’argomento di cui tratta e voglio promuoverlo il più possibile per raccontare le storie di questi straordinari ragazzi.

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